Archivio Piccolo Teatro Milano Archivio multimediale del Piccolo Teatro di Milano - fotografie bozzetti manifesti
 
               
Archivi
 
Gli archivi del Piccolo Teatro


La storia della bambola abbandonata - 1994-95

autore: Bertolt Brecht, Alfonso Sastre, Giorgio Strehler
regia: Giorgio Strehler
scene: Luciano Damiani
costumi: Luciano Damiani
musiche: Fiorenzo Carpi
    


Appunti sullo spettacolo La storia della bambola abbandonata

Riflessioni sullo spettacolo nell'edizione degli anni '90, riproposto al pubblico dopo l'edizione storica del 1976. Il testo è una favola nata da un grande testo brechtiano, Il cerchio di gesso del Caucaso.

LA BAMBOLA RITROVATA

 

Dal Programma - stagione 1994-95

 

 

 

Si può riproporre uno spettacolo come La storia della bambola abbandonata che appartiene alla nostra storia, che porta il segno del nostro tempo, della nostra identità senza essere accusati di fare archeologia? Io penso di si tanto più che questo è un lavoro particolare, pensato per i bambini, ma non solamente perchè, pur rivolgendosi a quelli che saranno gli spettatori di domani, ricerca anche il bambino che è in noi. Magari un pò smarrito, ma pur sempre presente nella sua intatta capacità di stupirsi, nella sua ansia di giustizia, nella sua ricerca di ciò che è buono e giusto, qualche volta smarrito sotto la patina conformista di una vita "da grandi". Con la sua capacità di gioco, anche; e, dunque, di essere protagonista di uno dei giochi più antichi del mondo, quello del teatro. La nostra storia della bambola abbandonata nasce da tutto questo, ma anche da altre riflessioni, da altre ineludibili coincidenze. In un momento di enorme confusione etica e civile, di perdita di certezze un tempo idiscutibili, di generale smarrimento, è necessario ribadire, difendere, battersi per quello in cui crediamo. I grandi valori della libertà e della tolleranza, innanzi tutto, e, di riflesso, anche il senso della dignità dell'arte, in un'epoca che sembra non accettare messe in discussione.

Come diure, come comunicare tutto questo agli spettatori più giovani? Come parlare ai bambini di ciò che è buono e giusto? Mai come in questo momento - è il caso di dirlo - i bambini ci guardano. E' pensando soprattutto a loro, ma anche ai grandi che a loro stanno vicini, che li amano, che sentono la responsabilità della loro formazione che riproponiamo oggi, alle soglie del duemila, dell'epoca telematica, dei giocattoli elettronici, questa "favola" che ha per protagonista una bambola, due bambine, i loro amici e gente semplice, adulti che amano i bambini e che conoscono l'arte di narrare.

Credo che il nostro sia uno dei Paesi che meno si siano preoccupati e si preoccupino dei bambini, e che quando se ne occupano lo fanno nei modi più paternalistici e stupidi. E invece u teatro per l'infanzia - lo pensavo anche sedici anni fa quando andò in scena per la prima volta La storia della bambola abbandonata - deve essere fatto con amore, con attenzione e, soprattutto, partendo da un punto di vista che a me pare l'unio giusto: il teatro per bambini deve essere un teatro per uomini "più piccoli", quindi un teatro nel quale gli altri, "i grandi", possono divertirsi. Così è successo, almeno, per questa nostra Bambola. Nel teatro, nelle ore di lavoro teatrale, i rapporti fra gli adulti e i bambini che hanno partecipato a questa nostra esperienza, sono stati qualcosa di straordinario. Questi bambini sono stati liberi e, credo, felici e hanno compiuto un lavoro di teatro proprio identicoa quello che dovrebbero fare gli attori "grandi": una specie di divertimento-gioco con la serietà e la responsabilità del lavoro. Lavoro collettivo di teatro che, fatalmente, è diventato lavoro collettivo sulla società che ha a che fare con la democrazia formale e non formale.

Ma soprattutto, cari bambini, questo spettacolo è fatto e pensato, oggi più di quella prima, lontana volta, per voi.

Siete voi gli spettatori di domani, i grandi che verranno dopo di noi. A voi affidiamo il nostro bagaglio di sogni, che, forse non siamo riusciti a realizzare e la nostra tenerezza. A voi affidiamo - con tutto il cuore! - il senso di questo lavoro che nasce da un libro per bambini pensato da uno scrittore, Alfonso Sastre, che per i suoi ideali di giustizia e di libertà ha dovuto sopportare, in anni terribili per il suo paese, la Spagna, il carcere più duro.

Una favola che nasce da un grande testo di Bertolt Brecht, nostro maestro, Il cerchio di gesso del Caucaso. In questa Storia della bambola abbandonata c'è tutto questo, ma anche il nostro modo di fare teatro, il nostro modo di teatranti capaci ancora di stupirsi e di dire no. No a un mondo senza amore, senza giustizia. Lo diciamo come sappiamo, ricostruendo su di un palcoscenico magie, sguardi, parole, gesti. E' il nostro modo di raccontare "favole", ma così colme di realtà e di consapevolezza da trasformarsi, per incanto, in una vita vera. E' questo il gioco che vogliamo giocare con voi.

 

 

 

Giorgio Strehler

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutte le immagini degli archivi del Piccolo Teatro sono protette da copyright. Non è possibile il loro utilizzo senza autorizzazione
Cookie Policy